Il Mandala della vita

Sabato 28 marzo 2009

A cura di Uber Sossianalista filosofo e counselor sistemico


Le diverse tradizioni, sia filosofiche che religiose, da sempre ci invitano a essere consapevoli della finitezza del nostro vivere. Ci esortano a considerare ogni legame, con il nostro io, con gli altri, con le cose, come un qualcosa destinato a sciogliersi, per lasciare spazio alla possibilità di altri legami, di altre condizioni. Il distacco non è solo separazione, rottura e perdita, ma anche libertà, rinascita, novità di sguardo su di sé e sul mondo.  Saper lasciare, perdonare, abbandonare il possesso, congedarsi dalle cose e dalle persone, è un esercizio radicale di libertà per sé e di amore totale per gli altri. Nel nostro laboratorio, confortati e sostenuti dalla silenziosa presenza di ciascuno, cercheremo di fare insieme esperienza di perdono e di abbandono, consapevoli del duplice respiro della vita: del prendere e del lasciare, dell’accettare e del donare, dello stare e dell’andare, del vivere e del morire. Ci guideranno in questo due strumenti di diverse tradizioni: la meditazione guidata, pratica filosofica e religiosa occidentale e la costruzione del Mandala di sabbia, pratica della tradizione buddista orientale. Ai partecipanti è richiesto un abbigliamento comodo e informale, una coperta leggera (per stendersi o sedersi comodamente o semplicemente per coprirsi e coccolarsi). Infine è richiesto a ciascuno di portare un oggetto, personale e caro, ma che si senta di poter lasciare in dono a un altro partecipante, magari sconosciuto: un manufatto, un libro, una fotografia, un disegno...